C’è chi pensa che non esistano più luoghi inesplorati. Per lo meno in Europa.
C’era una volta un arcipelago di isole, su a nord. C’era una volta e c’è ancora. Un luogo selvaggio e genuino. Un luogo dove il turismo sta piano piano arrivando, discreto e rispettoso. In punta di piedi, su scarponi da trekking.
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Se prendete una mappa dell’Europa, probabilmente non le vedreste subito alla prima occhiata. Concentrandosi meglio tra Islanda, Scozia e Norvegia, noterete poi un puntino, verde e incontaminato, perduto in mezzo all’Oceano Atlantico.
Queste sono le Isole Faroe, politicamente sotto il dominio della Danimarca, ma che con la vivace e fremente Copenaghen, da cui siamo partiti per questa spedizione nordica, non hanno molto in comune.
Ed è così che, dopo tre giorni a mangiare smørrebrød e pedalare tra ponti e casette colorate della capitale danese, ci imbarchiamo sull’Airbus della Atlantic Airways, la compagnia di bandiera di questo piccolo e remoto stato.
Alte scogliere, dritte come grattacieli, prati verde smeraldo e una manciata di casette dai tetti in erba. Questa è la prima cosa che noterete dall’alto, atterrando sul fiordo di Vagar.
Quello che c’è da sapere per organizzare un viaggio alle Isole Faroe
Che fosse una terra verde e incontaminata già lo sapevamo, basti pensare che la traduzione letteraria di Isole Faroe è “isole delle pecore“, che superano di gran lunga i suoi 50mila abitanti.
Quello che non sapevamo è quanto davvero fossero isolate dal resto del mondo. Basti pensare che le strade Fareosi sono le uniche in Europa a non essere sulle mappe di Google, non su Street View almeno! E dove non arriva Google, non arrivano in molti.
Piccati da questa inspiegabile discriminante, gli abitanti delle Isole Faroe, hanno rilanciato il simpatico progetto Sheep View, che vede l’installazione di telecamere 360°, su centinaia di pecore sull’isola. Pare che il progetto promosso da Visit Faroe Islands, abbia già incuriosito il colosso statunitense e abbia vinto il premio World Media Awards 2017.

Anche la lingua ha una sua identità, né danese né islandese, incomprensibile persino al nostro traduttore istantaneo. L’unica cosa che pare essere danese è la moneta, ma anche qui si possono notare delle differenze nelle rappresentazioni su tutte le banconote.
Come girare le Isole Faroe: noleggiare l’auto
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Per organizzare un viaggio alle Isole Faroe è bene sapere che gli autobus, oltre ad essere molto cari, sono poco frequenti e non coprono tutta l’isola. Il modo migliore per girare le Isole è noleggiare un’auto. La spesa del noleggio è forse la parte più costosa del viaggio, ma vale la pena per avere la massima libertà. Se state per organizzare un viaggio alle Isole Faroe in alta stagione prenotate con largo anticipo la macchina. E per largo anticipo intendo due o tre mesi prima. Le auto infatti non sono tantissime e noi abbiamo rischiato per un pelo di rimanere a piedi. Se avete più tempo a disposizione e se amate l’avventura potreste anche affidarvi all’autostop. È abbastanza frequente qui e non avrete grosse difficoltà a trovare dei passaggi. Durante la nostra settimana di viaggio abbiamo conosciuto tantissimi autostoppisti da tutta Europa, con cui abbiamo scambiato consigli e pareri sulle varie parti dell’arcipelago.
Dove dormire alle Isole Faroe
Nel nostro on the road, da Ovest a Est, abbiamo soggiornato quasi tutte le notti in un luogo diverso. Quello che possiamo senza dubbio consigliarvi è farvi ospitare a casa degli abitanti del luogo. La popolazione Faroese è incredibilmente aperta e ospitale. Dormire in casa dei locali è un’esperienza unica, perché dopo solo poche ore vi sentirete parte della famiglia. La prima tappa del nostro itinerario prevedeva di soggiornare in un villaggio vicino al lago di Sørvágsvatn, nell’isola di Vagar. La sistemazione l’avevo prenotata in rete, sul sito Visit Vagar. Il sito offre varie sistemazioni, ma ha un’impronta decisamente anni ’90. Scordatevi lunghe descrizioni o fotografie accattivanti. L’unica cosa che mi ha spinto a richiedere la camera degli ospiti nella casa di Edith e Jakup era la posizione, perfetta per intraprendere il trekking sul lago Sørvágsvatn, e una foto di un cane da pastore in primo piano, con una casa bianca di legno, appena sfocata sullo sfondo.
Una volta all’aeroporto ci siamo diretti al punto d’informazione di Visit Vagar per saldare la camera. “E l’indirizzo?” chiedo al ragazzo dall’altra parte del bancone una volta sbrigate le pratiche e fatto incetta di depliant turistici. Lui pare un po’ sorpreso dalla mia domanda, e si mette a cercare qualcosa dietro al bancone, che credo essere un indirizzo. Trova invece una mappa della zona, mi indica con un dito il villaggio di Midvagur, e con una penna disegna un grande cerchio su un prato verde. Stando alle proporzioni della cartina, il diametro del cerchio è lungo qualche centinaia di metri e non vediamo strade che lo attraversano. Al nostro sguardo interrogativo sulla mappa ci dice poi concludendo “Se avete visto la foto della casa su internet, quando la vedrete, la riconoscerete!“.
Più che logico. Se non fosse che – uno – la mia attenzione era stata catturata più dall’immagine del cane e – due – che la maggior parte delle case di Midvagur fosse bianca e in legno.
Superate diverse casette in legno, diversi tetti in erba, qualche fiordo e qualche gregge, finalmente giungiamo a Midvagur. Chiediamo a una donna che taglia il prato nel giardino di una villetta se conosce Edith e Jakup. Sorride e ci fa cenno di andare avanti. Alla fine non so bene come, ma appena la vediamo la riconosciamo. Alla fine del villaggio, a dominare un prato verde smeraldo, un casa in legno bianco, affacciata sul fiordo.


11 Comments
Ciao! Il racconto del tuo viaggio mi ha ispirato molto e sto pensando di pianificare una settimana lì ad agosto, potresti darmi ulteriori consigli e suggerimenti? In particolare vorrei sapere dove hai alloggiato e come hai trovato gli alloggi oltre a quelli a Vagar.
Grazie mille.
Giusy
Ciao Giusy, con piacere! Oltre a Vagar ho alloggiato due notti a Torshavn in una camera trovata su AirBnb (se hai bisogno ho un codice sconto che trovi registrandoti sul mio bannerino a destra), mentre le altre due notti le ho fatte a Gøta, in occasione del G! Festival e l’ho trovato grazie agli organizzatori che smistano i visitatori nelle case dei villaggi limitrofi a dove si svolge il festival. Il mio consiglio è di prenotare sia auto che alloggi con largo anticipo, infatti non ci sono strutture e camere a sufficienza per permettersi di arrivare lì senza un tetto sulla testa, a meno che non sia disposta a stare nei campeggi o a pagare cifre spropositate. Se dunque vuoi partire ad agosto ti consiglio di pianificare già le tappe, trovare gli alloggi e solo dopo acquistare i voli. Per gli altri consigli ne trovi anche su altri articoli che ho scritto sulle Isole Faroe, li hai già letti? Se hai bisogno di altro non esitare a riscrivermi 🙂
Che meraviglia! Ho già pianificato il viaggio di quest’estate, ma ora so dove voglio andare l’anno prossimo, a tutti i costi! *.*
Ciao Eleonora, per noi è stato davvero uno dei viaggi più emozionanti mai fatti. Raccontaci invece i programmi per quest’estate che cerchiamo ispirazioni 🙂
Ci credo che è stato uno dei più emozionanti! Noi abbiamo fatto la Scozia on the road l’anno scorso e ci è rimasta nel cuore!
Quest’estate gireremo il Portogallo invece! Abbiamo in programma qualche bel trekking in Algarve e parecchi giorni di esplorazione anche del nord del Paese!
La Scozia sicuramente somiglia! Eh che meraviglia il trekking in Portogallo! Sicuramente una buonissima idea!
Wow, le isole Faroe. Sono inserite nella mia wishlist dei luoghi da visitare in Europa da molto tempo. Purtroppo non sono ancora riuscita a realizzare questo sogno.
Grazie mille per questo articolo, mi hai catapultato per un attimo in questi luoghi fantastici! :*
Eh sì, è un viaggio da fare almeno una volta nella vita! 🙂
Wow che splendore!!! È vero, a volte ci si chiede “esistono ancora posti così?” fortunati voi che avete avuto la fortuna di goderne! È bello che ci siano ancora viaggiatori, oltre che turisti!!
Che bella questa cosa che non servano gli indirizzi: mi da l’idea di un posto dove tutti si conoscono. Un posto dove c’è il senso della comunità.
Chissà quante cose buone avete mangiato! Non vedo l’ora di leggere i post dedicati.
Ciao Silvia! Sì è proprio così, un’atmosfera rilassata e intima. Tutti o quasi si conoscono e gli abitanti adorano attaccare bottone per strada con gli stranieri. Sono curiosi e decisamente ospitali. Per quel che riguarda al cibo stiamo lavorando al post, c’è tanto da dire!!! 😉