Quando arrivi a Famara per la prima volta senti come un pugno nello stomaco. C’è qualcosa che si risveglia dentro di te e non riesci subito a capire se si tratta di un ricordo lontano o un desiderio primordiale.
È la prima volta che ti trovi qui eppure hai sempre saputo dell’esistenza di questo posto. Ogni casa bianca, ogni volto bruciato dal sole, ogni onda che si infrange sulla spiaggia, ogni volo di gabbiano, è come se sia sempre stato lì, davanti a te. Eppure non sei mai stato in tutta la tua vita in questo posto. Il cartello stradale, arrugginito agli angoli, lo dimostra bene: Caleta de Famara.
Allora quel déjàvù che provi ad ogni respiro? Che sia un desiderio primordiale che si è risvegliato? O un segno che esiste forse una vita precedente? Oppure è quello che le persone che incontri intorno a te e che ti passano affianco a piedi scalzi, passo stanco, sguardo fisso per l’adrenalina e per il sole, hanno provato prima di te? Forse è per questo che chi ha provato a cavalcare le onde di Famara si ricorderà sempre di questa spiaggia, di quest’isola e dei suoi eroi.
Questa è una profonda storia d’amore. Profonda come l’Oceano, protagonista di questa storia insieme a colorate tavole da surf, vento, sabbia pungente, dune, gabbiani ed eroi.
Per arrivare al villaggio di Famara dall’aeroporto di Arracife ci si impiega circa 30 minuti. Trenta minuti di una strada dritta, costeggiata da deserto e cielo, che si butta infine in un profondo mare blu: l’Oceano.
Famara è un piccolo villaggio di case bianche e bungalow, che si sviluppa intorno alla dozzina di scuole di surf che, con le loro insegne colorate, si affacciano sulla strada principale. La strada principale che attraversa il paese è l’unica asfaltata; sul retro di questa, le abitazioni e i pochi ristorantini di pesce che ci sono, si affacciano su strade di sabbia battuta.
Famara ha ereditato dalla madrepatria spagnola lo svegliarsi tardi la mattina. Il sole sorge tardi dietro l’altissima scogliera e, eccetto qualche runner che si allena sul lungomare, il paese si risveglia in tarda mattinata, quando gruppi di giovani e meno giovani con la tavola da surf sotto braccio si riversano in mare.
Il nostro battesimo con il surf si svolge in una giornata particolarmente ventosa. Il vento solleva dalla dune della spiaggia una fastidiosa sabbia pungente che ti frusta il volto, l’unica parte del tuo corpo non protetta dalla muta.
Per iniziare un po’ di yoga, esercizi di stretching e di riscaldamento, qualche istruzione su come tenere la tavola e l’equilibrio su di essa e poi in mare. L’acqua è piacevolmente fredda, avvertita appena sotto la muta.
Poi tutto è istinto: avvistare l’onda che si gonfia all’orizzonte, l’adrenalina di stringere la tavola a te, il momento in cui riesci ad alzarti sulla tavola e il momento in cui l’acqua ti trascina giù e che “fa lo stesso tanto ci riproverai”.
La pausa pranzo è veloce, l’adrenalina rilascia un piacevole senso di spossatezza mentre il vento ti fa mantenere sveglio, un po’ stordito dalla sabbia che continua a frustarti mentre azzanni affamato un panino farcito di pomodoro e formaggio caprino, che ancora ricordi il sapore, fresco e genuino. Poi ti ributti in acqua, nel profondo blu.
Di scuole di surf a Famara, come abbiamo detto, ce ne sono parecchie. Quale scegliere? Noi ci siamo affidati a Red Star Surf Camp e non credo potevamo rimanere più soddisfatti di così. Uno staff internazionale, davvero incredibile. Professionali, attenti e scrupolosi, dei maestri di surf fantastici e degli amici. Presso Red Star abbiamo anche prenotato il nostro bungalow, vista oceano, che compare nelle foto sotto. Al suo interno ogni cosa sa di mare, surf e avventura. La password del wi-fi? Bob Marley ovviamente. Siamo a Famara e questo è lo spirito.
- Red Star Surf – House
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2 Comments
Bellissimo post! Io amo il surf ?
Grazie mille Irene! Anche noi da quest’estate ce ne siamo innamorati e cercheremo altre belle mete in cui praticarlo!